C'è un momento, nella carriera di ogni sportivo, così come nella vita di ogni uomo, che diventa lo spartiacque. È il punto di cui possiamo dire "prima" e "dopo", è un tempo che viene fissato nel nostro calendario personale.
Quindi possiamo arrivare a dire "prima di quella cosa facevo così", oppure "dopo quell'evento sono cambiato", o ancora "torno a fare ciò che facevo prima".
A me è capitato proprio così, dopo i grandi salti che si fanno nella vita (mi sono sposato e poi laureato alla magistrale) ecco che poi sono "tornato a fare ciò che facevo prima". Cioè sono tornato a cercare nel mare senza aver chiaro cosa cercassi, né perché, né per chi. E le mie reti rimanevano vuote.
Perché è diverso "vivere per lavorare" da "lavorare per vivere", cioè lavorare per la vita, lavorare affinché la vita sia vita piena e degna. Eccellente a riguardo per rendere bene l'idea è la figura del Miguel Mañara del drammaturgo Oscar Milosz. L'opera (1) racconta la storia di un uomo che viveva per lavorare, cioè viveva nella condizione che la sua esistenza veniva definita dal lavoro che faceva, dai risultati che produceva, e non viceversa! La sua storia poi scopre un fatto, un evento, che gli fa mettere un "prima" e un "dopo" nelle vicende della sua vita. Lì inizia il suo cambiamento che lo porterà a lavorare per la vita, tanto che Franco Nembrini commentando l'opera dice
"quell'uomo di mestiere salva il mondo" (2).
È il capovolgimento, il voltafaccia, lo spartiacque che spezza la vita di Mañara, così come la mia.
È la parola che ti fa
"essere sulla strada giusta per te e non su un'altra strada"
mi ha detto oggi, 22 settembre 2023, uno dei miei atleti, che continua esprimendo lo smarrimento che tutti proviamo talvolta durante il cammino della vita, quando non capiamo se siamo sulla strada giusta:
"Perché oggi sono qui e ti ho conosciuto e con te son qui a crescere, a prepararmi, magari per un livello più alto un domani, invece che essere già ad un livello più alto senza però crescere".
E io, come questo atleta, oggi fisso un bello spartiacque nella mia vita. Perché se prima pescavo senza speranza, ora pesco sulla fiducia. Cioè ho scelto di rimettermi in gioco, di ributtarmi a studiare fino a reiscrivermi all'università anche dopo la magistrale in Scienze e Tecniche dell'Attività Sportiva. Infatti mi sono iscritto alla laurea in Preparazione Atletica di Setanta College, un percorso accademico di 4 anni e mezzo. Tutto ora che sto lavorando a tempo pieno come responsabile dei settori giovanili e minibasket, nonché preparatore della squadra senior dei Diablos Basket, e al tempo stesso alleno numerosi clienti online e in presenza. Senza però togliere il sacro tempo destinato alla nostra famiglia.
Ma "com'è possibile?"
È possibile perché non faccio tutto ciò da me, cioè non vivo per lavorare, che equivale un po' a sopravvivere, bensì lo faccio perché la realtà e la vita mi chiamano a farlo.
E lavoro. Lavoro per la vita.
E quelle reti vuote come il senso che non avevo, ora sono riempite in maniera sovrabbondante.
Per il mondo intero.
Per questo atleta, pellegrino affamato in cammino nel viaggio dello sport, che in fondo altro non è che il viaggio di una vita.
E di oggi, 22 settembre 2023, potremo dire "prima di quel giorno" e "dopo quel giorno", perché è diventato tappa del cammino, spartiacque della vita.
Allora, ancora una volta, lo sport e l'attività fisica si rivelano metafora della vita. Cioè lo sport è un valore da cui possiamo trarre benefici immensi, come di recente riconosciuto dalla nostra costituzione che dal 20 settembre 2023 introduce lo sport come valore tutelato dalla Carta fondamentale:
«La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme» (3)
Così è la storia di questo atleta, che è innanzitutto un ragazzo come tanti altri.
Ma è anche la mia di storia, e anche la tua, di te che stai leggendo.
È la storia del giocare la partita scoprendone il perché, il per Chi. Perché fare sport fine a sé stesso si svuota degli infiniti sensi che invece danno gusto alla vita: sarebbe come vivere nella truce condizione di vivere per lavorare. Invece lo sport parla forte perché passando attraverso il nostro corpo, la nostra esperienza, ci fa scoprire che c'è un oltre sé stesso. È il momento in cui iniziamo a lavorare per vivere, a giocare per la vita, dalla parte della vita. Che è ben diverso da vivere per il gioco, per lo sport.
Proprio lì accade il miracolo. Nello sguardo di questo ragazzo che sempre di più sta passando da una condizione servile nei confronti dello sport, a una condizione di libertà e gioia che scaturiscono dalla pratica sportiva.
Nel mio sguardo, che ero tornato a fare "le cose di prima" perdendo il sapore di farle, ma ora ho la Grazia di ricominciare ancora una volta a lavorare per la vita.
Così, spero, nel tuo sguardo, affinché sempre lo sport ti porti oltre sé stesso, senza chiuderti nella sua gabbia, ma facendoti scoprire e fare le domande serie:
Perché? Per Chi?
(1) Milosz Oscar V., opera, 1992.
(2) Nembrini Franco, Miguel Mañara, 2014, Centocanti S.r.l., Bergamo.
(3) art. 33 CI, modificato con dlc 715-B.